Rien Ne Va Plus

Alza le mani, mettiti in ginocchio e poi mettile dietro la testa. Sei in arresto e hai diritto a un avvocato, qualora non potessi  permettertelo hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualunque cosa dirai  potrebbe essere usata contro di te in tribunale.

L'unico modo in cui immagino la fine è per come la conosco io, la fine.
Quell'attimo in cui il cerchio si chiude e tu non puoi più nasconderti, né nascondere, perché non ha più un senso: sei alla fine, è la fine. Dicono che ti passi davanti agli  occhi, la vita, in un istante; senti il calore delle cose belle e il gelo delle amarezze, delle delusioni, la rabbia e il rammarico per quello che avrebbe potuto essere, che sarebbe potuto essere, per quei fottuti maledetti condizionali che sono rimasti tali, legati ai congiuntivi e ai periodi ipotetici. Per quanto tu possa sentire il cuore che gela sotto l'effetto dei sentimenti negativi, però, non puoi fare a meno di rendere grazie per quei tesori che hai potuto ammirare e stringere tra le mani  per un solo istante che ha il sapore dell'infinito, che racchiude tutto e, proprio per questo, non poteva che durare un istante. Quel bastardo infinitesimo che occupa tutto lo spazio della tua vita, o di quel che te ne rimane da ricordare.
La fine non è solo la resa dei conti, è che i conti li paghi, e anche quando ti sembrava di aver pagato abbastanza, sbagliavi. Perché alla fine è difficile che qualcuno possa chiudere a credito. 

Per quanto tu possa averla annunciata e sbandierata, la fine arriva quando lo dice lei e non c'è nulla che possa mai farti arrivare preparato: il momento esatto non lo puoi programmare, puoi esserti nascosto così bene da renderti quasi invisibile, ma arriva sempre, lei, a sorpresa. Magari quando esci proprio la sera che non dovevi uscire e ti siedi ad un tavolo e bevi una birra fuori programma, anche se eviti ogni sguardo, poi arriva immancabilmente a ricordarti quanto sei vulnerabile, che il mantello dell'invisibilità non esiste, che ci sono occhi da cui non puoi nasconderti, ma che nemmeno loro possono nascondersi a te.
E in quel fottuto istante in cui tutto rivive, tutto muore, finisce. 
La fine ti toglie la possibilità di aggrapparti ai ricordi, ti dona la rassegnazione a che tutto ciò non abbia un senso, tanto che potresti dare la tua benedizione perfino al tuo peggior nemico, se te lo trovassi accanto in quel momento.

E così sia, rien ne va plus.

[On Air: Lenny Kravitz- It Ain't Over 'Til It's Over]

3 Risposte a “Rien Ne Va Plus”

  1. Tu credi di essere ferma ed invece ti muovi. Io quando sono stata ferma mi sono mossa più di altri momenti della vita. E' chi sa sempre dove andarre, cosa fare, cosa dire, dove stare, è quella la persona che vive nella immobilità. La tua testa continua a produrre, e questo, per me, è il segno di un movimento proficuo. Oggi non lo vedi, ma lo vedrai. Tvb, e comunque ho voglia di rifarmi. Queste parole non sono segno di una che sta ferma. Perché diciamoci la verità, a chi vuoi darla a bere. Ferma, tu, non ci sai stare.

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