Travelin’ Alone (Again)

Un tempo, in viaggio, avrei raccolto i miei pensieri nella moleskine prima di riordinarli qui dentro, ora invece l’immediatezza del social network mi strega e scrivo a voce alta quando il picco emotivo è massimo… Così ho tracciato pochi segni chiari e netti che hanno caratterizzato il mio soggiorno torinese: voglia di riconciliazione, da una parte, grazie agli affetti che ancora e sempre mi restano nella mia Torino e dall’altra un vuoto, la sensazione netta che mancasse una parte, un pezzo di me [che, inspiegabilmente, porta il nome di chi non ho avuto e vissuto mai], la sensazione di non appartenere a ciò che ti appartiene, di non appartenere a nulla.

Ho vagato nella mia città cercando invano pace interiore, ho pregato che quel cielo su Piazza Vittorio si prendesse il mio essere così blue, ho camminato velocemente sotto i portici in Via Po sperando di lasciare lì la mia inquietudine. Ho temuto di incontrare occhi che un tempo ho conosciuto e dentro cui ho scavato, per paura di ricordare troppo nitidamente cos’è stata la felicità che non ho più [e che in fondo non doveva essere così felice se l’ho lasciata scivolare via per la stanchezza di sentirmi l’unica tra i due a tenere viva quella fiamma]. Ho sperato di svegliarmi da un sogno amaro al rientro. Ho cercato uno starter e non l’ho trovato.

Sono tornata tal quale ero partita? Non proprio… Ho stretto tra le braccia una piccola nuova vita, talmente calda da appassionarmi. L’ho tenuta per ore senza paura e senza stancarmi, anche quando mi si sono seccate le braccia e la schiena, e avrei voluto tenerla ancora, perché quello è ciò che in fondo mi manca di più: prendermi cura. E sapere che le mie braccia non sono inutili e il mio cuore capace solo di sentimenti sterili…

E un piccolo cuore neonato trasmette quel calore che si mescola col mio, come a dire: “Hey… Sei viva, sai e puoi vivere, non tutto accade per una colpa…”.

E’ questo che mi fa pensare che il cuore è saggio perché cieco: non conosce né tempo né spazio, né ragione. Nemmeno li insegue, né si cura della loro esistenza. Il cuore va dritto dove sa di dover andare, anche a costo di farci piangere, disperare e strappare i capelli.

Allora immagino che il mio cuore percorra un sentiero che a me pare cieco e invece non lo è.  Allora lascio che sia lui a guidare.