Hand Me My Leather

Appena chiudo gli occhi inizio a sognare e mi addormento. Istantaneamente. Se esistesse il sonno solubile, come il latte e il caffé, e se io fossi capace a produrlo, lo venderei, sì. Lo venderei e mi farei non ricca, ma straricca. Così potrei finalmente comprarmi la casa che sogno.
Sì, perché io sogno una casa. Io sogno di abitare in una mansarda con il pavimento di legno scuro e coperto da tappeti etnici e colorati. La cucina in muratura con le piastrelle che sembrano vecchie maioliche. Una chaise-longue in soggiorno sotto il lucernaio da cui fermarmi ad ammirare il cielo anche quando è coperto, con una lampada a stelo che curva il calice verso la mia testa per farmi compagnia nelle letture notturne. Una terrazza scavata nelle tegole che si affaccia sul golfo e lo domina. Oppure sui monti innevati. Purché possa uscire di notte scalza, poggiare la pianta bollente sulle mattonelle fredde, aprire le braccia e finalmente lasciarmi volare via dal vento. E poi avere la libertà di prendermi la febbre e rimanere a curarmi dentro il letto. Che io per letto voglio un tatami.

Inizio a sognare il mio sogno e il mio uomo entra in scena. Con la giacca di pelle, la chitarra sulla spalla ela sigaretta in bocca.. Ha voglia di me, credo.. Da fuori arriva un’interferenza, come un pianto a singhiozzo e gutturale, quasi che le lacrime escano dalla caverna della disperazione..

Hei.. Un momento.. Non sto sognando un pianto.. Il pianto è fuori dalla finestra, fuori da sogno, nella notte. Si affaccia la dirimpettaia e intima di fare silenzio. Mi alzo. Ancora due singhiozzi e poi più nulla. Silenzio nella notte.
Io però mi sono svegliata ormai.. Accidenti.. Spallucce..
Mi giro per tornare a letto.

Ma che succede?
La luce è accesa e io mi sono alzata al buio. Sono scalza mentre portavo le pantofole. Sono nella mia mansarda. Ok, sto sognando di nuovo. Fico, questo sogno ha dei colori che sembrano quelli dei vecchi Philips.
Hei, ma dov’è il mio uomo? Al suo posto un tizio vestito maphia style con occhiali da sole tipo “le iene” e un sigaro in bocca.
E perché diavolo ho i capelli rossi?
Questo qui ha un volto sconosciuto, squadrato, ed un corpo quadrato. A dirla tutta non mi piace. Ma credo che con le donne ci sappia fare parecchio, perché mi eccito come fossi telecomandata, solo perché è lui a volerlo, nonostante io non lo voglia affatto..
Mi muovo come non faccio mai, indosso una vestaglia che non ho mai visto. Mi sdraio sulla chaise. Mi tocco in un modo che non è il mio. Non sono io. Saranno i capelli.

Sarà.. Potrebbe essere il tempo.. Chissà.. Che ci faccio qui?

Lui mi guarda. Punto. Mi guarda e si fuma il sigaro. Cioè,lui guarda lei. No. Riavvolgi: lui guarda me e mi fa muovere come lei. Ma lei chi? Ecco. Si alza e me lo ritrovo dentro. Dentro me, che sono lei. Ma scopa me. E ora cambia faccia. Hei, un attimo.. Sembri, sei, il primo uomo con cui sono andata a letto.. E, oh, a differenza dell’altra volta questa sembra davvero piacevole..Ohh, ahh.. Prendo il sopravvento e ora sono io che lo sto scopando. Vengo, viene. Cambia ancora volto e continua la danza. E gira tutta la stanza mentre si danza.

Cioè, io stasera mi sto scopando tutti i miei ex. Me li sto scopando come avrebbero dovuto essere e non sono stati. Sto riscattando la mia vita da tutto il sesso di merda che ho fatto fino a poco fa. Per fortuna non sono tanti. Neanche pochi però.

Non c’è. Non c’è il mio uomo. Peccato.

Senza sapere chiedo perché. Quell’uomo è di nuovo lui, un quadrato dalla faccia squadrata. Non so nemmeno il perché a cosa ho chiesto. In fondo non mi frega nulla di chi sono, o di chi è lei che in questo momento è me. Ma credo che lui abbia premuto sul telecomando “chiedi perché”, in modo da potervelo raccontare.

“Perché hai aperto le ali. Ma se salti, sarà meglio che tu lo faccia per arrivare lontano”.

Verrà quando lo vorrò io. Sarà chi vorrò io. La prossima volta toccherà a chi avrei voluto scoparmi e non l’ho fatto.

No, non è il tempo. E’ solo un sogno.

Se esistesse l’eros liofilizzato non lo venderei mai. Sarebbe un pessimo affare e non potrei comprare la mia mansarda con vista sul golfo intero. O sui monti innevati. Niente vento a farmi volare.

[On Air: Tori Amos-Leather]

 

12 Risposte a “Hand Me My Leather”

  1.  Vero Andrea?
    La fantasia.. Crea anche i sogni. E li racconta come i sogni non potranno mai essere..
    "Maledette bugìe di carta", no? 

    Il telecomando? Mmmm.. credo di no..
    Ah, voi maschi, ci rinuncio! 

  2. maschere di cartastraccia, che coprono maschere di cartastraccia. quale sarà il vero volto dei sogni?
    Forse, come temo, scavando scavando si potrebbe non trovere niente… e accorgersi che tutto non è che un’immensa impalcatura di nostri "vorrei".
    bello però. crederci, intendo.
    ACobain

  3. Andrea: Già, per molti di noi potrebbe essere un rischio probabile, non solo possibile, quello di trovare un bel niente dietro quelli che chiamiamo sogni e, come dici giustamente tu, non sono altro che i nostri vorrei..
    Ma quando si riconoscono, allora sì, allora puoi prendere tutto, sogni , capricci, vorrei e un bel cazzo di niente. Mettere tutto nel frullatore e raccontare liberamente come ti pare. 
    In fondo raccontare è essere dio..

  4.  quindi tu sei un angelo -asessuato- e io sono dio..
    fico.
    scusa, ma allora perché vuoi il telecomando?
    mumble mumble.. 

  5. quello che ti sei fumata ieri sera… per favore, me lo passi!? haha!!! così mi sogno tutto quello "come avrebbe dovuto essere" e ci metto una taverna sopra (il mio sogno è la taverna, non la mansarda)… no, perchè sai com’è… però… però… meglio occhi aperti e il tuo vuomo, che dici? ;P

    bacino! e stasera non prendere altri fili di banana, che mi sa sono stati questi! (analogia con la banana) 😀

    Mari

  6.  Mari: !! 🙂
    non ho fumato nulla, pensa quando fumo!! 🙂 forse un giorno ti racconterò  come è nato questo post.. 😉

  7. Il mio sarebbe stato un incubo, già lo so.
    Tutti gli ex schierati per fucilarmi. Brrrrrr..
    ‘Gioooorno.

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